Già da bambino mi erano familiari i fichi d’India, essendo nato in Liguria. In molte campagne, infatti, sui bordi delle fasce si poteva vedere qualche esemplare che faceva bella mostra di sé, ma era più a scopo ornamentale che come pianta da frutto. Con l’immigrazione, dagli anni ’50 in avanti, delle popolazioni del meridione, era difficile trovare un campagnolo calabrese o siciliano che non ne avesse almeno una. Fu così che questa pianta si moltiplicò.
Opuntia ficus Indica.
Nell’Italia del sud, ma in special modo in Sicilia, esistono aziende specializzate nella coltura di queste piante per il loro frutto. Per farle fruttificare nei periodi voluti dal coltivatore, si pratica la “scozzolatura” che consiste nel togliere i primi frutti che spuntano nel mese di giugno per indurre la pianta a rifare nuovi germogli e quindi spostare il raccolto nel periodo desiderato. Il più delle volte queste piante sono piazzate sui confini delle proprietà ed oltre a fare recinzione, il vederle nel periodo di fioritura e con i frutti è veramente uno spettacolo.
Solamente dopo molti anni, quando ho cominciato la mia avventura con i cactus, ho scoperto l’enorme quantità di specie di opuntia esistenti nel mondo.
Esistono Opuntie per tutti i climi, infatti queste piante sono presenti in tutta l’America, partendo dal Canada per arrivare nel sud dell’Argentina.
Le specie esistenti sono centinaia e si possono dividere in:
- Platyopuntie – con la tipica forma degli articoli appiottici.
- Cylindropuntia – formate da articoli cilindrici, alcune con accenno di foglie, altre solo ricoperte di spine a volta terribili, come la tunicata, così chiamata perché quando penetra la spina lascia nella ferita una parte, cioè la tunica.
- Tephrocactus – piccole piantine che vivono in prevalenza sulle Ande. I tephrocatus possono avere articoli globosi, cilindrici, coperti di una fitta peluria, alcuni con spine rigidissime, altri quasi inermi. Sono comunque piante di montagna e presentano parecchie difficoltà di coltivazione e quindi più difficili da far vivere in una collezione.
Per facilitarne la coltivazione, i tephrocactus si possono innestare su Cylindropuntia o su Opuntia Bergeriana.
Questa Opuntia si è quasi naturalizzata nella Riviera Ligure di ponente, infatti se ne trovano esemplari alle spalle della città di Bordighera (IM). Pianta di scarso interesse sia ornamentale sia per i suoi piccoli frutti, ma da sempre servita come portainnesto quando non erano ancora conosciute altre piante adatte a questo scopo.
Una delle più belle collezioni di tephrocactus, si può ammirare nei Giardini “Les Cedres “ di proprietà della famiglia Marnier, situato a pochi chilometri dal confine italiano a Saint Jean Cap Ferrat in Francia.
Le varietà più commercializzate a scopo ornamentale rimangono comunque l’opuntia microdasis nelle varietà gialla e bianca. Infatti queste due piantine si trovano in quasi tutti gli assortimenti di cactus.
Altre varietà che si presentano bene in piccoli vasi sono la varietà “ Santa Rita “ dal bel colore violaceo, oppure la “ Basilaris “ con una fioritura appariscente.
Nei grandi esemplari una pianta di grande effetto è sicuramente l’ Opuntia Robusta originaria del Messico centrale, molto resistente alle basse temperature: ho visto uno di questi esemplari ai piedi dei Pirenei che aveva resistito a meno 16 gradi ed era uno splendido esemplare, pieno di enormi frutti.
Cosa essenziale, come per tutti i cactus è avere un buon drenaggio.
Unico neo di quasi tutte le Opuntia, le spine, che in alcune varietà come la tunicata, la bigevoli, la leptocaulis, sono veramente dolorosissime e difficili da estrarre quando penetrano, ma con un po’ di pratica e con molta attenzione alla fine si riesce benissimo a convivere con questi cactus.
Uso delle Opuntie. Sull’uso di queste piante, oltre logicamente per scopo ornamentale, ci sarebbe molto da dire.
Alimentazione umana. Sia con i frutti che con le parti tenere della pianta che in alcune zone del Messico vengono cotte e servite come verdura.
Alimentazione animale. Anche in questo caso la vegetazione giovane viene servita ad alcuni animali come foraggio.
Negli anni addietro questa pianta riuscì a creare una certa ricchezza specialmente nelle isole Canarie.
Anche con il commercio di un colorante roso ricavato dalla “ cocciniglia “, un insetto che veniva inseminato sopra le Opuntie. Moltissimi erano gli usi di questo colorante, infatti si poteva trovare nei liquori, negli aperitivi, nei salumi, in prodotti di
cosmesi ecc. ecc.
Oggi questo colorante è stato sostituito con dei prodotti di sintesi e questi vivai di cocciniglia sono quasi spariti del tutto. Resistono in alcuni appezzamenti nell’Isola di Lanzarote.
Purtroppo, però, questo animaletto continua a proliferare in tutte le parti del mondo creando ai coltivatori di cactus non pochi problemi.